I Romanisti nello studio di Enrico Tadolini.

Origini e vita del gruppo

I ROMANISTI E LA LORO STORIA

Era il 1929 quando un gruppo di amici appassionati di Roma fra i quali illustri personalità della cultura, dell’arte, dello spettacolo, del giornalismo, abituati da tempo a incontrarsi informalmente, spesso in osteria, per parlare della città, recitare versi romaneschi, dibattere di questioni culturali, decise di assumere una fisionomia più definita e di darsi un nome. Scelsero quello del locale preferito per le loro cene a Trastevere e si chiamarono “Romani della Cisterna”.

Fra i fondatori di quel gruppo, personaggi come Ettore Petrolini, Trilussa, Augusto Jandolo, Giuseppe Ceccarelli noto con lo pseudonimo di Ceccarius, Vitaliano Rotellini, Ettore Veo, Franco Liberati e Ignazio Mascalchi. A loro se ne andarono presto affiancando numerosi altri accomunati da un sentimento che ha contrassegnato fin dalle origini il Sodalizio e ne costituisce condizione essenziale per l’adesione, al di là di differenze culturali, di opinioni, di livelli sociali: la passione per Roma, per la sua storia, i suoi monumenti, le sue tradizioni e l’impegno per tutelare la cultura della città. Nel corso degli anni, nelle file dei Romanisti sono andati confluendo studiosi, cattedratici di chiara fama, scrittori, archeologi, principi della Chiesa e addirittura un Sovrano. Al loro fianco illustri professionisti, imprenditori, pubblici amministratori, ma, insieme, anche personaggi meno noti, privi di titoli accademici: tutti, in maniera diversa ma con identità di spirito, mossi dallo stesso amore per Roma, vissuto da ciascuno a suo modo, ma identico nei sentimenti.

Dovendo dare una definizione di se stessi e del loro rapporto con la città, cominciarono a chiamarsi “romanisti” e Gruppo dei Romanisti fu il nome che alla fine del 1938 il sodalizio decise di adottare ufficialmente e che si è tramandato fino ad oggi.

Una scelta, quella del nome, che segnò con una vivace polemica l’esordio del nuovo sodalizio. Vi fu chi definì “romanista” come un termine “professorale e tabaccoso”, chi proponeva al suo posto “romanofilo”, “romanologo”, “romanesco”. Una querelle che offrì il destro a Petrolini per una battuta delle sue quando propose di parlare di “romani col botto”. (vedi Perché Romanisti)

Antonio Martini, illustre esponente del Gruppo, scriverà in un articolo della Strenna dei Romanisti del 2014 che “il primo documento che comprova l’esistenza del nuovo Gruppo è la convocazione a firma di Jandolo, Ceccarius e Tadolini per una delle “solite simpatiche cenette” per il 5 giugno 1939”.

Dell’anno successivo, 1940, è l’ uscita del primo numero della Strenna dei Romanisti che, oltre a ufficializzare il nome del Gruppo, ne diventò la forma più efficace di espressione e di presenza nella cultura cittadina, testimonianza dello spirito romanistico e dell’impegno del Gruppo. Pubblicata ininterrottamente ogni anno e puntualmente consegnata in Campidoglio il 21 aprile nelle mani del Primo Cittadino, raccoglie numero dopo numero i contributi dedicati a Roma da numerosi componenti del Gruppo e da qualche ospite: un vero e proprio omaggio (una strenna, appunto) alla città in occasione del suo giorno natale.

Contributi i più diversi: dal saggio all’elzeviro, al racconto, alla poesia; dalle biografie alle storie di famiglie, dal resoconto di episodi storici alla descrizione di monumenti sconosciuti, di dettagli architettonici, di ritrovamenti d’archivio. Fino alle questioni dell’attualità, all’analisi dei problemi di una città in continua e problematica trasformazione. Nell’arco dei decenni i materiali pubblicati si sono andati accumulando e oggi la raccolta delle annate della Strenna costituisce una miscellanea unica, una sorta di vera e propria enciclopedia di cultura romana. (vedi Strenna)

Augusto Jandolo nel suo studio.

Ma non si esaurisce certo con la Strenna l’impegno dei Romanisti per la città. Anche per impulso di figure di grande rilievo, cittadino e non solo, che si sono susseguiti come presidenti del Gruppo (per limitarsi ai primi: Augusto Jandolo che ha guidato il sodalizio dal 1929 al 1959, Ceccarius, Salvatore Rebecchini, Ettore Paratore …) i Romanisti hanno acquistato un ruolo riconosciuto e rispettato in città. E nel Gruppo sono andati raccogliendosi numerosissimi protagonisti della società romana, facendo del sodalizio un cenacolo di altissimo profilo: l’Albo che raccoglie i nomi dei soci attuali e di quelli scomparsi ne dà significativa testimonianza.

Del prestigio acquistato dai Romanisti nella scena culturale e sociale cittadina, una significativa riprova è costituita da quel Viale dei Romanisti con la cui intitolazione, nella popolosa periferia orientale della città, il Comune di Roma volle rendere omaggio al Sodalizio. Ma di grande significato appaiono i gesti di attenzione da parte di Presidenti della Repubblica come Francesco Cossiga, Oscar Luigi Scalfaro e Carlo Azeglio Ciampi che onorarono il Gruppo con la loro presenza a riunioni al Caffè Greco, accogliendo poi la visita di ricambio resa dai Romanisti al Quirinale.

Forte anche di questi importanti segnali di apprezzamento, il Gruppo si evolveva mantenendo immutato lo spirito ma adeguandosi al mutare dei tempi e alle necessità, anche formali, per la vita di un’associazione. Del 1972 è l’approvazione di uno Statuto che per la prima volta dettò regole e fissò ruoli e gerarchie. Una novità assoluta (e da qualcuno accolta con disappunto) per quella che fino ad allora era stato una compagnia all’insegna della amicale spontaneità.

Negli anni il lavoro di tutela e di promozione del patrimonio culturale romano è proseguito: con le attività sociali di incontro e dibattito, in primo luogo. Messa da parte la consuetudine delle “cenette” in trattoria (pur non abbandonata del tutto, naturalmente) sono proseguiti con continuità gli appuntamenti nello studio Jandolo trasferiti poi, dopo la sua morte avvenuta nel 1952, nell’atelier dello scultore Enrico Tadolini in via del Babuino e infine nella Sala Rossa del Caffè Greco in via Condotti.

Frutto di questo lavoro, numerose pubblicazioni curate da Romanisti per conto del Gruppo nel corso degli anni (vedi Pubblicazioni), ma non possono essere trascurate le prese di posizione assunte su problemi della vita cittadina con ordini del giorno, petizioni, articoli sui giornali, appelli, con un impegno particolare di fronte a iniziative che suonavano come minaccia alla integrità del patrimonio artistico, culturale e ambientale romano. Valga ricordare gli interventi sulla questione della sistemazione di via dei Fori imperiali e dell’Area dei Fori, i documenti in materia di verde storico, l’impegno -coronato da successo- contro la realizzazione del parcheggio interrato dentro la collina del Pincio.

Tutta questa storia è stata riunita in una mostra realizzata al Museo di Roma in Trastevere a cura di Roberta Perfetti e Silvia Telmon per conto della Sovrintendenza Capitolina ai Beni culturali

(vedi larticolo di Antonio Martini I Romanisti e la loro Strenna – Strenna dei Romanisti, 2014)

Origini e vita del gruppo

I ROMANISTI E LA LORO STORIA

Era il 1929 quando un gruppo di amici appassionati di Roma fra i quali illustri personalità della cultura, dell’arte, dello spettacolo, del giornalismo, abituati da tempo a incontrarsi informalmente, spesso in osteria, per parlare della città, recitare versi romaneschi, dibattere di questioni culturali, decise di assumere una fisionomia più definita e di darsi un nome. Scelsero quello del locale preferito per le loro cene a Trastevere e si chiamarono “Romani della Cisterna”.

Fra i fondatori di quel gruppo, personaggi come Ettore Petrolini, Trilussa, Augusto Jandolo, Giuseppe Ceccarelli noto con lo pseudonimo di Ceccarius, Vitaliano Rotellini, Ettore Veo, Franco Liberati e Ignazio Mascalchi. A loro se ne andarono presto affiancando numerosi altri accomunati da un sentimento che ha contrassegnato fin dalle origini il Sodalizio e ne costituisce condizione essenziale per l’adesione, al di là di differenze culturali, di opinioni, di livelli sociali: la passione per Roma, per la sua storia, i suoi monumenti, le sue tradizioni e l’impegno per tutelare la cultura della città. Nel corso degli anni, nelle file dei Romanisti sono andati confluendo studiosi, cattedratici di chiara fama, scrittori, archeologi, principi della Chiesa e addirittura un Sovrano. Al loro fianco illustri professionisti, imprenditori, pubblici amministratori, ma, insieme, anche personaggi meno noti, privi di titoli accademici: tutti, in maniera diversa ma con identità di spirito, mossi dallo stesso amore per Roma, vissuto da ciascuno a suo modo, ma identico nei sentimenti.

Dovendo dare una definizione di se stessi e del loro rapporto con la città, cominciarono a chiamarsi “romanisti” e Gruppo dei Romanisti fu il nome che alla fine del 1938 il sodalizio decise di adottare ufficialmente e che si è tramandato fino ad oggi.

Una scelta, quella del nome, che segnò con una vivace polemica l’esordio del nuovo sodalizio. Vi fu chi definì “romanista” come un termine “professorale e tabaccoso”, chi proponeva al suo posto “romanofilo”, “romanologo”, “romanesco”. Una querelle che offrì il destro a Petrolini per una battuta delle sue quando propose di parlare di “romani col botto”. (vedi Perché Romanisti)

Antonio Martini, illustre esponente del Gruppo, scriverà in un articolo della Strenna dei Romanisti del 2014 che “il primo documento che comprova l’esistenza del nuovo Gruppo è la convocazione a firma di Jandolo, Ceccarius e Tadolini per una delle “solite simpatiche cenette” per il 5 giugno 1939”.

Dell’anno successivo, 1940, è l’ uscita del primo numero della Strenna dei Romanisti che, oltre a ufficializzare il nome del Gruppo, ne diventò la forma più efficace di espressione e di presenza nella cultura cittadina, testimonianza dello spirito romanistico e dell’impegno del Gruppo. Pubblicata ininterrottamente ogni anno e puntualmente consegnata in Campidoglio il 21 aprile nelle mani del Primo Cittadino, raccoglie numero dopo numero i contributi dedicati a Roma da numerosi componenti del Gruppo e da qualche ospite: un vero e proprio omaggio (una strenna, appunto) alla città in occasione del suo giorno natale.

Contributi i più diversi: dal saggio all’elzeviro, al racconto, alla poesia; dalle biografie alle storie di famiglie, dal resoconto di episodi storici alla descrizione di monumenti sconosciuti, di dettagli architettonici, di ritrovamenti d’archivio. Fino alle questioni dell’attualità, all’analisi dei problemi di una città in continua e problematica trasformazione. Nell’arco dei decenni i materiali pubblicati si sono andati accumulando e oggi la raccolta delle annate della Strenna costituisce una miscellanea unica, una sorta di vera e propria enciclopedia di cultura romana. (vedi Strenna)

Ma non si esaurisce certo con la Strenna l’impegno dei Romanisti per la città. Anche per impulso di figure di grande rilievo, cittadino e non solo, che si sono susseguiti come presidenti del Gruppo (per limitarsi ai primi: Augusto Jandolo che ha guidato il sodalizio dal 1929 al 1959, Ceccarius, Salvatore Rebecchini, Ettore Paratore …) i Romanisti hanno acquistato un ruolo riconosciuto e rispettato in città. E nel Gruppo sono andati raccogliendosi numerosissimi protagonisti della società romana, facendo del sodalizio un cenacolo di altissimo profilo: l’Albo che raccoglie i nomi dei soci attuali e di quelli scomparsi ne dà significativa testimonianza.

Del prestigio acquistato dai Romanisti nella scena culturale e sociale cittadina, una significativa riprova è costituita da quel Viale dei Romanisti con la cui intitolazione, nella popolosa periferia orientale della città, il Comune di Roma volle rendere omaggio al Sodalizio. Ma di grande significato appaiono i gesti di attenzione da parte di Presidenti della Repubblica come Francesco Cossiga, Oscar Luigi Scalfaro e Carlo Azeglio Ciampi che onorarono il Gruppo con la loro presenza a riunioni al Caffè Greco, accogliendo poi la visita di ricambio resa dai Romanisti al Quirinale.

Forte anche di questi importanti segnali di apprezzamento, il Gruppo si evolveva mantenendo immutato lo spirito ma adeguandosi al mutare dei tempi e alle necessità, anche formali, per la vita di un’associazione. Del 1972 è l’approvazione di uno Statuto che per la prima volta dettò regole e fissò ruoli e gerarchie. Una novità assoluta (e da qualcuno accolta con disappunto) per quella che fino ad allora era stato una compagnia all’insegna della amicale spontaneità.

Negli anni il lavoro di tutela e di promozione del patrimonio culturale romano è proseguito: con le attività sociali di incontro e dibattito, in primo luogo. Messa da parte la consuetudine delle “cenette” in trattoria (pur non abbandonata del tutto, naturalmente) sono proseguiti con continuità gli appuntamenti nello studio Jandolo trasferiti poi, dopo la sua morte avvenuta nel 1952, nell’atelier dello scultore Enrico Tadolini in via del Babuino e infine nella Sala Rossa del Caffè Greco in via Condotti.

Frutto di questo lavoro, numerose pubblicazioni curate da Romanisti per conto del Gruppo nel corso degli anni (vedi Pubblicazioni), ma non possono essere trascurate le prese di posizione assunte su problemi della vita cittadina con ordini del giorno, petizioni, articoli sui giornali, appelli, con un impegno particolare di fronte a iniziative che suonavano come minaccia alla integrità del patrimonio artistico, culturale e ambientale romano. Valga ricordare gli interventi sulla questione della sistemazione di via dei Fori imperiali e dell’Area dei Fori, i documenti in materia di verde storico, l’impegno -coronato da successo- contro la realizzazione del parcheggio interrato dentro la collina del Pincio.

Tutta questa storia è stata riunita in una mostra realizzata al Museo di Roma in Trastevere a cura di Roberta Perfetti e Silvia Telmon per conto della Sovrintendenza Capitolina ai Beni culturali

(vedi larticolo di Antonio Martini I Romanisti e la loro Strenna – Strenna dei Romanisti, 2014)