DI ANTONIO MARTINI, strenna dei romanisti 1940

I ROMANISTI E LA LORO STRENNA

Quando con riferimento al passato si parla dei Romanisti e del loro Gruppo, affiora incontenibile il nostalgico ricordo dei vecchi venerati maestri di Romanistica verso i quali io – e molti di coloro che oggi fanno parte del Gruppo – abbiamo grandi debiti di riconoscenza per quanto ci hanno insegnato con modestia e umiltà. Difficilmente oggi possiamo valutare quale sia stato l’apporto agli studi romani – faccio soltanto pochi nomi e quasi a caso – di divulgatori come Ceccarius, Gigi Huetter, Pietro Romano, Giovanni Incisa della Rocchetta, Carlo Galassi Paluzzi, Ottorino Morra, Silvio Negro, Ermanno Ponti, Aldo e Umberto Gnoli, Enrico Josi e in tempi più recenti Ettore Paratore, Carlo Pietrangeli, Livio Jannattoni, Cesare d’Onofrio, Manlio Barberito, Umberto Mariotti Bianchi e, tra gli stranieri di Roma, Wolfgang Lotz, Bronislaw Bilinski, Giorgio Hartmann, Richard Krautheimer e tanti e tanti altri.

Tutti sappiamo dell’importanza delle loro ricerche e dei loro studi che, a volte, hanno contribuito alla conoscenza della nostra Città, conoscenza totale che discende dal più complesso episodio storico fino alla più modesta tradizione popolare. Studi che non riguardano strettamente alcuna disciplina scientifica- mente catalogata, ma che hanno la forza di rievocare nel tempo quanti hanno vissuto in questa città e di farcela conoscere nella vita quotidiana dalla più alta carica civile e religiosa, all’artista, all’artigiano, al mendicante. Molti di questi studiosi non compaiono nel frontespizio di tante opere fondamentali per la conoscenza di Roma. C’è, da qualche parte un caldo ringraziamento, quando sono stati sherpa degli autori di quei testi; operarono non spinti da ricerca di fama o costretti dalla necessità d’un compenso, ma con entusiasmo e con la consapevolezza di contribuire allo scopo finale della conoscenza di Roma.

Questa cultura “romanistica”, da qualcuno definita trasversale, tiene conto di tutto ciò che riguarda Roma senza una particolare “specializzazione”, ma è cultura sempre attenta e umilmente rispettosa degli studi “specialistici” da cui in fondo trae la sua base culturale.

Ho fatto soltanto pochi nomi di “vecchi romanisti”, alcuni attivi già all’origine, quando il Gruppo prese quel nome, “Romani della Cisterna” ricordati oggi come simbolo, a rappresentare una lunga schiera di studiosi, artisti, poeti e appassionati, o semplicemente di “patiti”, che si era formata dagli anni del primo dopoguerra. Ricordati anche a rappresentare coloro che non hanno storia, che non compaiono in alcuna bibliografia, ma, in ogni caso, tutti insieme sicuramente “romanisti” legati dall’amore per Roma.